Quando seppi che la Pixar stava per sfornare un nuovo film sulle avventure di Mike e Sully era da un lato affascinato, da un altro un po' impaurito.
Perché rivedere sul grande schermo alcuni dei personaggi che mi avevano fatto piangere dal ridere nel lontano 2001 non poteva che rendermi felice, ma pensare ad un sequel di Monster & Co. mi faceva storcere il naso, sopratutto perché la storia del primo film doveva essere lasciata così, perfetta nella sua conclusione. Poi annunciarono che sarebbe stato un prequel, dove avremmo scoperto delle origini di Mike e Sully e i miei più grandi timori svanirono. Una saggia scelta da parte della Pixar, per il motivo scritto poco fa. E quindi come ho trovato alla fine Monster University?
Il prequel targato Pixar è esattamente ciò che volevo: un salto nel passato, alla riscoperta di quelle ambientazioni, di quelle sensazioni che Monster & Co. mi aveva lasciato.
Tantissime scene comiche che mi hanno fatto piegare e una storia davvero ben scritta, che riesce a sorprendere anche se sappiamo come andrà a finire.
Ecco, è forse questo che mi ha colpito di più di Monster University: il fatto di sapere cosa facciano Mike e Sully nella loro vita da adulti poteva essere un grosso indizio sul finale del film. E invece no! La Pixar ha creato una storia che riesce a stupire in ogni momento, sopratutto nel finale.
Abbiamo poi dei personaggi secondari fantastici, quel pazzo di Art in particolare! Tutti studiati nel dettaglio e perfettamente complementari alle caratteristiche dei giovani Mike e Sully.
Tra una scena e l'altra ci verranno spiegati i motivi di alcuni rapporti che abbiamo trovato in Monster & Co.: l'odio di Randall nei confronti di Sully o il perché la lumacona a capo della squadra di soccorso tenga d'occhio Mike.
E per finire la morale: in un film ambientato nel Politecnico dei mostri cosa mai si potrà apprendere? A rigor di logica che lo studio ripaga... Ma col cavolo! (No aspè, lo studio ripaga eh, il "col cavolo" è riferito alla domanda).
La Pixar a mio parere vuole mostrare come lo studio assiduo ripaghi sì, ma che a volte non basta per superare le difficoltà della vita. A volte ci vuole un pizzico di istinto e coraggio nel buttarsi nella mischia senza ragionare.
Inzomma, questo Monster University mi ha convito e colpito; in quei 100 minuti seduto in sala ho potuto rivivere quei fantastici momenti di divertimento che anni fa mi avevano lasciato stampato un sorriso a 64 denti.
Prima di chiudere, due paroline su L'ombrello blu, il corto prima del film a cui la Pixar ormai ci ha abituati.
Tralasciando la storia, classica e semplice, una cosa mi ha colpito: la cura con cui ogni singolo frame è stato studiato e realizzato. Era tutto così vero, pazzesco!
E' tutto, alla prossima bloggata il vostro amichevole Cappe di quartiere.
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