La dilaniante mania che ha colpito moltissime persone negli ultimi mesi, ha recentemente contagiato pure me: Shingeki no Kyojin (conosciuto anche Attack on Titan e L'Attacco dei Giganti) è ormai uno dei miei appuntamenti fissi della domenica (ovviamente assieme a ONE PIECE, ma mi sembra scontato). Per ora sto seguendo solo l'anime, ma il manga presto o tardi varcherà la soglia di casa mia.
Manga e anime di natura horror e un po' splatter, L'Attacco dei Giganti ci porta in una immaginaria epoca medievale in cui gli uomini sono perseguitati da giganti che si nutrono (solo per sfizio) della tenera carne umana. Rifugiata dentro solide e alte mura, l'umanità sopravvissuta ai feroci attacchi dei giganti cercherà di recuperare tranquillità e felicità, sempre studiando possibili strategie per debellare per sempre la loro più temuta minaccia...
Dopo 15 episodi non posso avere ancora un'idea precisa dell'opera, ma, visto che inizia a delinearsi una storia davvero avvincente a mio parere, sto iniziando a formulare i primi pensieri. Soprattutto dopo questo quindicesimo episodio: una puntata chiave non solo per la storia di Eren e compagni, ma in particolare per la morale e le tematiche che il mangaka Hajime Isayama vuole passarci.
Esatto perché dietro tutta la violenza e i fiotti di sangue presenti tra le pagine (che apprezzo un botto), dietro la crudeltà gratuita dei giganti che terrorizzano l'umanità (che apprezzo un botto pure), c'è un mondo da scoprire. E il perfetto riassunto di questa morale ce lo dà il comandante della squadra di soccorso Erwin Smith verso la fine del quindicesimo episodio.
Occhio adesso agli spoiler per chi non ha ancora visto la puntata in questione: di fronte ai 2 giganti uccisi nella notte da alcuni sconosciuti, nonostante fossero tenuti in prigionia per essere usati come cavie da laboratorio, il comandante domanda ad Eren:
"Cosa vedi? Chi credi sia il nemico?"
Questa è la morale dietro Attack on Titan, questo è il motivo per cui Isayama scrive: per gli umani la minaccia più insidiosa non arriva mica dai giganti (beh un po' sì dai), ma dagli umani stessi! Quegli umani potenti e ricchi che attraverso la sofferenza della maggior parte della popolazione si arricchiscono, senza preoccuparsi delle disastrate condizioni in cui vivono gli abitanti, che oltretutto forniscono cibo e manovalanza anche (e soprattutto) per la vita dei mascalzoni stessi.
Infatti nel momento in cui vengono trovate nuove risorse, nuove speranze per l'umanità, "i veri antagonisti" cercano subito di distruggere tali speranze, terrorizzati dal pensiero di perdere l'attuale status e di infondere false verità nella popolazione per averli dalla loro parte.
Isayama ha mostrato a più riprese questo atteggiamento dei più fortunati: per esempio il mercante con il suo carro ricco di mercanzia blocca una delle poche vie di fuga; a nulla valgono le proteste delle persone, il cui unico desiderio era mettersi in salvo dai giganti. Anzi addirittura il mercante inveisce contro le proteste, giustificandosi con scuse senza senso. Se Mikasa non fosse intervenuta in aiuto della gente bloccata, chissà cosa sarebbe successo, il tizio avrebbe potuto anche uccidere qualcuno per far prevalere la sue ragioni.
Insomma il mangaka ci mostra come nei momenti di maggiore difficoltà e pericolo per l'umanità, ecco che le persone in possesso di ricchezza e/o potere compiono azioni di raro egoismo, abusando del loro potere, e provano paura verso la novità e il diverso, additandolo come una nuova fonte di problemi, il tutto governato da un unico e grande terrore: perdere tutto ciò che possiedono.
E' vero, sono tematiche che vengono affrontate spesso e in molti modi, ma penso che una rinfrescata non faccia male (sopratutto in questo periodo); inoltre Isayama trasmette questi pensieri con moltissima cura e, non meno importante, la storia per ora risulta godibilissima.
Se state cercando un manga/anime da tematiche e immagini forti, L'Attacco dei Giganti secondo me fa proprio al caso vostro. Provate e poi ditemi cosa ne pensate.
Ci si blogga presto, il vostro amichevole Cappe di quartiere.
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