Da ieri è disponibile su Steam un docufilm, "Free to play" appunto, scaricabile gratuitamente dalla piattaforma di Valve. Il film parla di tre ragazzi provenienti rispettivamente da USA, Ucraina e Singapore che parteciperanno ad un torneo internazionale di DOTA 2 dove la squadra vincitrice si porterà a casa 1.000.000$. Sì, un milione di dollari. UN. MILIONE. E sti cazzi direte voi, beh lo dico anche io: e sti cazzi!
Lo scopo del film è quello di mostrare come il fenomeno del pro-gaming stia crescendo, attirando sempre più attenzione da parte di giocatori, pubblico e media. E in effetti vedendo le immagini del famigerato torneo debbo dire che qua non si scherza: un'affluenza di pubblico che farebbe invidia a serie minori dei nostri sport (e forse anche alle massime serie di alcuni sport diversi dal calcio), squadre provenienti da ogni angolo del mondo, commentatori dei match come in Holly e Benji (non sto scherzando, si esaltano pure un botto).
Un mondo che non conoscevo bene e mi ha fatto in parte stupire: mai avrei pensato che il pro-gaming si fosse evoluto fino a questo punto.
Guardando il film è facile intuire il messaggio che vuole passare: il gaming competitivo sarà un fenomeno che di qui a poco sarà seguito come un normale sport, dove i giocatori avranno sponsor, stipendi e tutto il ciò che oggi ogni calciatore ha.
Ovviamente non si parla del breve periodo: difatti il film mostra, attraverso i racconti dei tre giocatori, come per loro sia stato difficile arrivare lì senza prendersi le classiche critiche e obiezioni da parte di genitori e parenti (studia invece di stare davanti a quella cosa lì, ma esci un po' che ti si atrofizzano i muscoli, i videogiochi ti fanno male, ecc... Ci siamo passati tutti). Il videogame oggigiorno è visto solo come un passatempo, un hobby e quindi per le generazioni più anziane è difficile vederlo anche come possibile "lavoro". Oltretutto per ora non si parla di stipendi, se vuoi campare giocando devi vincere per portare a casa la pagnotta. E non è che ci sia un torneo al giorno.
Ma al netto di tutto ciò di cui parla il film, io sono qua per scrivere degli asiatici: allora vi butto lì alcune cose che ho appreso in "Free to play", a casaccio, per farvi capire come vivono loro il pro-gaming:
- I giocatori professionisti vivono tutti assieme in strutture dotate di millemila postazioni PC, connessioni LAN e wi-fi, cucine e sale mense, camere da letto. E da lì mica si esce, si gioca tutto il giorno;
- Se noi abbiamo Uomini e Donne, loro hanno programmi in cui le ragazze si battono per rubare il cuore al pro-gamer invitato. OH MIO DIO, l'invidia!
- I loro team ufficiali sono seguiti come vere e proprie squadre sportive, con tifo ad ogni manifestazione a cui partecipano. Di solito su Twitter hanno più fan di calciatori e sportivi vari;
- Ovviamente i cinesi fanno paura, ma non scherzano neanche coreani e singaporiani. A differenza di altre squadre proveniente da altre nazioni, questi qua giocano giorno e notte, hanno general manager, allenatori e una pressione psicologica sulle vincite da perseguire pazzesca da reggere. Come il normale stereotipo asiatico insegna insomma...
Cioè vi rendete conto?! Incredibile!
La chicca però è questa, poi vi saluto: la squadra di CALCIO della Nord Corea (mi pare sia questa, ma poco importa) prima di una partita dei mondiali ha incontrato negli spogliatoi il team ufficiale di pro-gaming più famoso del Paese per farsi fare autografi, foto e venire caricati dalla loro presenza per dare il meglio in campo. Io non commento, ve lo dico così e basta.
Inzomma, "Free to play" è sicuramente un film interessante che vale la pena di guardare: vi farà vedere un mondo quasi sconosciuto, che però potrebbe a poco a poco conquistare sempre più notorietà ed entrare nelle nostre vite. E un giorno saremo lì, a insultare il tifoso avversario perché la sua squadra lagga come se non ci fosse un domani, coprendolo di insulti come il migliore Sgarbi.
Ora spengo il cervello e vado a vedere 302: fotte sega della trama e di tutti gli errori presenti nella pellicola, mi basta lo stile di Frank Miller e due zinne di tanto in tanto per farmi contento... Alè!
Ci si blogga presto, il vostro amichevole Cappe di quartiere.
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