venerdì 14 marzo 2014

Storia di un pendolare nel giorno dello sciopero

Oggi è stato il giorno. Quel giorno che arriva inesorabile ogni due mesi, mietendo vittime e provocando feriti gravi su larga scala: il giorno dello sciopero delle ferrovie

Il pendolare questo lo sa e la sera prima si prepara come meglio può: raccoglie il maggior numero di provviste possibili, rispolvera la sua armatura, la sua lancia e il suo scudo lasciata nell'angolo dell'armadio dall'ultimo giorno di sciopero. Mentre il pendolare prende in mano lo scudo, una lacrima scende sul suo viso: il ricordo irremovibile dell'estremo saluto lanciato del suo compagno ancora gli echeggia nella sua mente. Come dimenticare quella scena raccapricciante, quando vide il suo compagno rimanere tagliato fuori dagli scudi degli altri pendolari ed essere lasciato su quella banchina fredda e buia? Eh, è impossibile... Il ricordo di quel giorno se lo porterà con sé per il resto della sua vita. Un dito al cielo in segno di saluto e la promessa che lui ce l'avrebbe fatta pure domani, anche per il suo compagno caduto. E dopo quel gesto chiude l'armadio e va a coricarsi: essere riposati e lucidi è di vitale importanza per il giorno dello sciopero. 

La mattina il pendolare si alza e ripete come un automa quelle azioni che compie ogni giorno: una visita al bagno, una alla cucina; poi raccoglie le sue cose, indossa l'armatura, impugna lancia e scudo e infine abbraccia il suo amata/amato: è un abbraccio più forte e lungo del solito, come a sottolineare che quel giorno sembra uguale agli altri, ma così non è. E' il giorno dello sciopero delle ferrovie, è il giorno di dolore e sofferenza. Ma il pendolare lo sa, è pronto per affrontarlo. 

I punti di controllo
La mattina e il pomeriggio scorrono normali anch'essi, fino a giungere a quel fatidico momento. Il pendolare si dirige verso la stazione forte della sua ormai ricca esperienza e sicuro delle sue capacità. Supera il punto di controllo dove ogni pendolare viene controllato ed esaminato prima di essere lasciato assieme a tutti gli altri pendolari nella zona franca, quello spazio dove tutti i pendolari attendono l'ora dello smistamento nei vari settori di battaglia. L'aria è pesante, la tensione si taglia a fette: tutti i pendolari sono lì, che stringono le mani attorno alla lancia e agli scudi, mente si guardano in faccia senza però dare segno di alcuna emozione. Ma non è odio o cattiveria che inducono a guardare con sguardo impassibile gli altri pendolari, è rispetto reciproco: troppa sarebbe la tristezza nel conoscere un altro pendolare che potrebbe diventare di lì a poco un caduto o, peggio, un avversario da sbarrare.
I pendolari in attesa dello smistamento

L'ora dello smistamento si avvicina e il pendolare si guarda attorno: c'è chi, per far calare la tensione, scommette in quale settore verrà inviato, c'è chi, forte dei bottini di guerra ottenuti durante l'ultimo sciopero, vende a peso d'oro armature, scudi e lance a quegli sciagurati che non sapevano che oggi fosse quel giorno. "Dilettanti..." pensa il pendolare e in quel momento il grande display comunica i settori di battaglia per tutti i pendolari. Il silenzio che regnava sovrano svanisce, rotto dal suono dei mille piedi che si affrettano a raggiungere la postazione migliore, dagli scudi che si infrangono tra di loro e dalle punte delle lance che incontrandosi emettono un acuto e sinistro suono metallico.

Il pendolare si avvia spedito verso il settore 5 e si posiziona a destra dell'antro che ritiene migliore tra i tanti presenti sul convoglio. Sorride soddisfatto: sa che il treno subirà un piccolo spostamento verso destra prima di aprirsi e questo lo porterà ad avere una posizione migliore rispetto a quegli ingenui che sogghignano pensando di aver fregato tutti mettendosi di fronte all'antro. "Dilettanti..." pensa ancora il pendolare. Si guarda attorno per saggiare la qualità dei pendolari che gli stanno attorno: ad una prima occhiata, sembra che avrà vita facile, ma non abbassa comunque la guardia, sa che è sempre possibile trovare qualche pendolare più forte di lui. 

Il tempo passa è attorno all'antro il numero di pendolari aumenta sempre più: il pendolare stima una cifra considerando anche gli altri pendolari appostati di fronte all'altro antro, posto poco più in là. Non ci sarà spazio per tutti, ormai lo sa. Ritorna a guardare l'antro concentrandosi: è quasi l'ora. 

Ed infatti ecco il TAC, quell'inconfondibile rumore metallico che sancisce l'apertura dell'antro: "Ma come?!" pensa il pendolare, "Prima del rumore l'antro avrebbe dovuto spostarsi!". Un brivido di paura corre lungo la schiena del pendolare: "Maledizione! E se rimango sulla banchina?! NO! Devo farlo anche per lui!" 
E così, guardando al cielo come a cercare uno sguardo di assenso da parte del suo compagno caduto, alza lo scudo e inizia a farsi largo, cercando un varco tra gli altri pendolari: ci sono pendolari che perdono ogni briciolo di umanità e, senza guardare in faccia a nessuno, si fanno strada tra gli altri pendolari utilizzando scudo e lancia; ci sono poi pendolari che invece l'umanità la mantengono, cercando di far meno danni possibili ai pendolari attorno a loro, ma provando al contempo a crearsi un varco anche per loro. 
La lotta è feroce e i primi pendolari che riescono a salire si posizionano nei posti disponibili sulla carrozza. Via via la battaglia seleziona i fortunati che riescono a salire sulla carrozza: anche un solo piede appoggiato sul pavimento blu equivale ad una vittoria e si ottiene uno status di intoccabilità che consente di considerarsi sani e salvi. Il pendolare riesce a farsi largo e sfiora col piede sinistro la carrozza... "Ancora un piccolo sforzo e sarò salvo!" pensa e con un colpo di reni riesce ad appoggiare il piede sul pavimento. E' fatta, anche oggi il pendolare è salvo. 

Ma, ahimè, i posti predisposti sulla carrozza sono esauriti; il pendolare dovrà prendere parte alla parte più orrenda e tetra del giorno dello sciopero: lo sbarramento. Lo sbarramento è quel momento in cui i pendolari salvi per evitare di stipare ulteriori pendolari sulla carrozza ormai colma devono utilizzare i loro scudi per impedire agli sfortunati ancora sulla banchina di salire sulla carrozza. Un momento di dolore e terrore sia per i pendolari sulla carrozza, sia per gli ultimi rimasti sulla banchina. Solitamente sono i pendolari che perdono la propria umanità che coordinano e controllano i pendolari rimasti al bordo dell'antro, gridando gli ordini che permettono di bloccare l'avanzata di quegli ormai perduti. Il pendolare stringe lo scudo: ecco che il grido del suo compagno riecheggiare nuovamente nella sua mente, ecco che dovrà rivivere quelle orribili scene. 

Il pendolare autoproclamatosi capitano di quell'antro esclama:
"Useremo la nostra superiore abilità in combattimento e il terreno del nostro antro per annientarli! Bloccheremo l'avanzata dei perduti sulla banchina, costruendo il grande muro di scudi che li bloccherà lì, tenendoli a bada in quel punto dove il loro numero non conterà niente! Allora onda dopo onda l'avanzata dei caduti si infrangerà contro i nostri scudi e farà precipitare il loro morale a picco, facendoli desistere da ulteriori avanzate!"
Il pendolare posiziona così il proprio scudo, formando assieme agli altri un muro invalicabile. Le urla di disperazione dei pendolari caduti non smuovono il cuore del capitano che continua a urlare: "Pendolariiii!!! Spingereeee!!!". Lo sbarramento sembra durare un'eternità, il pendolare soffre sentendo le urla disperate dei caduti, ma non può fare altro: se smettesse di eseguire gli ordini, verrebbe espulso e fatto diventare anche lui un caduto.
I pendolati pronti ad eseguire uno sbarramento

Ecco che finalmente quel TAC che aveva dato il via a tutto risuona nuovamente nell'aria e le porte dell'antro si chiudono, lentamente, come a voler far soffrire ancor di più i caduti... CLAC!, le porte sono chiuse, lo sbarramento è finito. Mentre il convoglio parte, il pendolare guarda fuori grazie al vetro delle porte, come fanno anche gli altri pendolari più fortunati con un posto vicino al finestrino: i caduti sono molti, tanti, troppi, tutti accovacciati per terra e senza possibilità di salvezza. Una scena raccapricciante. 
I caduti ormai perduti

Il pendolare però non si rilassa. Sa che ci saranno ancora due sbarramenti da eseguire prima di poter finalmente rilassarsi: solo dopo questi ultimi due sbarramenti alcuni pendolari sul convoglio arriveranno alla loro meta e i posti torneranno ad essere liberi. 
Ecco che quindi il pendolare impugna nuovamente lo scudo per affrontare lo sbarramento nelle battaglie di Domodossola e Bovisa, dove i caduti sono addirittura il triplo della prima battaglia. E ogni volta che le porte si chiudono il pendolare guarda fuori e il suo cuore si stringe. La tristezza è troppa da sopportare. 

Stremato dalle battaglie e avvilito per i caduti, il pendolare abbassa lo scudo: gli sbarramenti sono finiti, l'incubo è finito, il tragico giorno volge al termine. 
Il pendolare si rilassa e aspetta pazientemente la sua meta. 
Di lì a poco potrà scendere da quel treno e fare ritorno a casa per riabbracciare nuovamente la sua amata/amato, fino a che un nuovo sciopero non arriverà per distruggere le certezze della vita del pendolare


Beh, se non si fosse capito oggi sono stato vittima dello sciopero di Trenord, ma, devo ammetterlo, non è stato tragico come altre volte. Questa volta i treni non esplodevano o almeno così mi è parso. Ma perché non ironizzare un po' lo stesso, mi sono detto? Perché in fondo anche se oggi è andata bene, uno sciopero dei treni te le fa sempre girare, ecchecazzo!
Ci si blogga presto, il vostro amichevole Cappe di quartiere.

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